L’eccitazione giunse improvvisa, violenta.
Accadeva sempre più spesso… eppure l’assistente di volo aveva solo sfiorato la mano di sua moglie porgendole il caffè. Giovanni non poteva più trattenersi.
Marisa era la sua compagna di vita da ben diciotto anni e l’attrazione che provava nei suoi confronti non era mai scemata, bensì era andata crescendo sempre più nel tempo. Forse era per questo che il fatto che un altro uomo potesse trovarla sexy, desiderarla tanto quanto lui la desiderava (e anche di più), lo eccitava da morire. Gli altri avrebbero potuto assaporarla, ma l’unico a possederla veramente alla fine sarebbe stato lui. Nelle sue fantasie si immaginava ricco e potente. Ormai però i pensieri non erano più sufficienti, era arrivato il momento di andare oltre…
Una sera lui e Marisa erano al cinema. A un tratto, nel buio della sala, Giovanni vide il ragazzo seduto accanto a Marisa appoggiare la mano sulla sua coscia, per accarezzarla, prima, e risalire poi fin sotto la morbida gonna. Lei si era slacciata la camicetta, lasciando intravedere i capezzoli avvolti in un sottilissimo pizzo color carne. “Cosa c’è, Giovanni? Ti piace?”. Giovanni si risvegliò improvvisamente. Si era addormentato durante il film. Si inventò una scusa e corse in bagno: doveva farlo prima che si accendessero le luci o i suoi sogni non sarebbero più stati un segreto per la sua compagna. Voleva dirglielo, ma non così.
Una volta gli accadde persino a occhi aperti, mentre erano al supermercato. Marisa si era abbassata per scegliere il pane. Un uomo le si avvicinò rapidamente da dietro e le sollevò la gonna tenendola per i capelli. “Cosa c’è, Giovanni? Ti piace?”.
Si diede uno schiaffo e vide che sua moglie gli porgeva una baguette.
“Giovanni, va bene questo? Va tutto bene?”.
“Scusa, mi sono distratto. È stata una giornata pesante a lavoro e sono un po’ stanco. Quello va benissimo, amore”.
Il giorno dopo andò in un’agenzia di viaggi per prenotare una vacanza. Aveva bisogno di rilassarsi e di parlare con sua moglie.
In viaggio…
Quando arrivarono in aeroporto, recuperarono le loro valigie e presero un taxi per raggiungere l’albergo che avevano prenotato. Salirono in camera. La suite era bellissima e decisero d’inaugurarla immediatamente. Fecero l’amore senza bisogno di dirsi nulla. Sapevano come darsi piacere l’un l’altro e lo facevano senza mai risparmiarsi, senza vergogna o pregiudizi. Dopo rimasero in silenzio abbracciati nel letto, finché lei disse:
“Ho fame. Faccio una doccia e poi scendiamo a mangiare qualcosa”.
Giovanni era calmo, rilassato. Sentiva che avrebbe potuto parlarle, che lei lo avrebbe capito. Decise che glielo avrebbe detto quella sera stessa.
Marisa indossava un abito che le lasciava le spalle scoperte e i suoi capelli erano raccolti in modo maldestro.
Giovanni la vedeva bellissima ed era certo che la pensasse così anche il cameriere del locale. Ne ebbe la conferma quando il ragazzo, distratto nel guardarla, fece cadere un vassoio a terra. Fu in quel momento che ebbe l’idea. Quando si alzò per pagare il conto lasciò al cameriere una generosa mancia e un biglietto: era quello dell’hotel. Dietro aveva scritto il loro cognome e il numero della loro camera.
Mentre guardavano abbracciati un film alla televisione, squillò il telefono. Giovanni rispose, mentre Marisa si alzò stranita.
“Buonasera. Sì, sì, lo stavo aspettando, aspetti un attimo. Le dico se farlo salire, o se scenderò io. Mi dia qualche minuto”.
Abbassò il ricevitore.
“Giovanni, scusami. Aspettavi qualcuno? Non conosciamo nessuno in questa città”.
“Alla reception c’è il cameriere del ristorante”.
“Chi?”.
“Il ragazzo che ti ha fissato per tutta la sera. Non mi dire che non te ne sei accorta”.
Silenzio.
“Amore mio, vorresti dirmi in tutta onestà che non ti sei accorta di come ti guardasse quel ragazzo?”.
“Ehm, sì”.
“E vuoi dirmi che la cosa non ti ha fatto sentire lusingata? Bella? Sensuale?”.
“Beh, credo di sì”.
“E non vorresti averne conferma? Non vorresti che te lo dicesse guardandoti, toccandoti? Non vorresti sentirti così potente?”.
“Giovanni, ma cosa dici?”.
“Io vorrei sentirmi così con te, amore mio. Fai solo un cenno, lascia che lo faccia salire”.
“Ma io sono tua, Giovanni. Come puoi desiderare che un altro uomo mi tocchi o che faccia l’amore con me?”.
“Voglio sentire il suo desiderio e sapere che non potrà mai averti come ti ho io. Voglio che tu sappia di poter avere tutti gli uomini del mondo, ma che continui a scegliere me ogni giorno”.
Silenzio.
“Lo vuoi davvero?”.
“Non hai idea di quanto lo desideri”.
“Va bene, fallo salire”.
Giovanni alzò il telefono, disse due parole e lo abbassò. Il ragazzo bussò alla porta, entrò salutandoli come se fossero vecchi amici e si tolse il cappotto.
“Lo prendo io”, disse Giovanni. “Voi fate pure”.
Andò verso l’attaccapanni, poi si sedette sulla poltrona accanto alla televisione.
Marisa non sapeva neanche il suo nome, ma si lasciò accarezzare. Prima i capelli, poi le braccia. Lui fu gentile, garbato. Poi la baciò. Avidamente.
Giovanni si sentì avvampare. Il petto era teso, il fiato sempre più corto, gli occhi sbarrati. L’eccitazione aveva invaso tutto il suo corpo. Poteva sentir formicolare la punta delle dita. Era immobile perché quello che stava accadendo dentro di lui era caotico, violento, inaspettato, frenetico. Era molto di più di quello che avrebbe mai potuto immaginarsi.
Sua moglie era nuda e aveva uno sconosciuto sopra di lei. Gemeva e si vergognava e si divertiva allo stesso tempo. Lui la conosceva. I loro sguardi si incrociarono e si sorrisero. Era fatta.
Il respiro di Giovanni si iniziò a mescolare al loro. Non c’era più nessuna inibizione.
Quando Marisa gridò, lui lo fece con lei.
I due amanti caddero esausti sul letto e Giovanni si andò a sdraiare accanto a sua moglie.
“Ti amo tanto, amore mio”.
“Ti amo tanto anche io, grazie”.