Nell’appartamento c’è una musica soffusa, la luce arriva da una lampada in un angolo.
Qualcuno suona alla porta.
Un uomo entra e porge a un altro la sua ventiquattrore e il cappotto. Poi si dirige verso il fondo della stanza.
Sul divano è distesa una donna, nuda.
I tre indossano una maschera nera. Quelle dei due uomini sono identiche, mentre quella della donna ricorda la forma di una farfalla.
Lei è perfetta. Sembra impossibile che sia arrivata lì da sola. L’impressione è che qualcuno ce l’abbia appoggiata. I capelli cadono sulle spalle e sul divano, disegnando delle onde perfette. La pelle diafana brilla sul velluto verde scuro della tappezzeria. Il suo profumo avvolge l’intera stanza.
Uno dei due uomini si avvicina, la guarda e inizia a spogliarsi.
L’altro raccoglie i suoi vestiti, li piega accuratamente e li poggia sul divano del salotto. Poi si siede su una poltrona non distante. A terra, accanto alla poltrona c’è una valigetta aperta.
Sul divano ora due corpi nudi si muovono uno sull’altro, si intrecciano, si allontanano, cambiando forma continuamente.
L’uomo ancora vestito prende dalla valigetta un paio di manette e una lunga bacchetta con delle piume in cima. Si alza e li porge ai due amanti.
Lui si alza.
Lei si siede e mette le mani dietro alla schiena.
Le manette scattano.
Le piume corrono prima veloci, poi lente, esplorano ogni centimetro della pelle di lei.
L’uomo si risiede sulla poltrona. Si rilassa. Si sbottona i pantaloni.
Il profumo nella stanza inizia a cambiare, così come la temperatura e l’umidità. Le voci, quelle di tutti, vincono il confronto con la musica.
Le piume cadono a terra. L’uomo nudo è inginocchiato davanti a lei, le mette le mani sulle cosce. La bacia, ovunque. Lei gli avvolge la testa con le gambe. Resta così, tesa e rigida per alcuni interminabili e piacevoli minuti, poi si lascia andare sul divano. Lui si alza, la accarezza, poi si sdraia sopra di lei.
L’altro uomo è ancora seduto sulla poltrona. Li osserva, partecipa al loro coro.
All’improvviso rimane solo la musica, un uomo vestito e due corpi distesi l’uno accanto all’altro.
La donna si alza, raccoglie la vestaglia appoggiata su una sedia del tavolo da pranzo e si dirige verso il mobile bar. Prende un vassoio e vi dispone sopra tre bicchieri bassi e larghi, in cui versa un liquido ambrato, una scatolina in argento e un accendino.
Torna verso il divano dove ora sono seduti entrambi gli uomini. Lei si mette nel mezzo. Bevono tutti e lei accende una sigaretta.
Mentre lei finisce, uno riordina gli oggetti nella valigetta e la ripone in uno stanzino. L’altro si riveste, prende la giacca, la valigetta e la sua ventiquattrore. Si dirige verso la porta.
“Tornerò fra quindici giorni, a presto!”.
Quando la porta si chiude, i due si tolgono la maschera.
Lui accende prima la luce, poi la televisione. Si siede sul divano accanto a lei.
“Amore, ti va di cenare adesso?”.
“Certo!”.
“E hai preparato anche il dessert?”.
“Tutto come piace a te!”.